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mia; dalla giovine donna dei Pampas (alla quale chiedete chi sia il padre del bel bambino al quale dà il materno alimento, e tutta ingenua vi risponde: Chi può saperlo?) fino alle migliaia di eunuchi che garantiscono le inserragliate dame d’Oriente alla gelosia del Musulmano.
La Tracia, la Babilonia, la Fenicia, l’Armenia ritennero la donna come cosa fiscale, epperò fu soggetta al servizio della prostituzione pubblica prima d’esser venduta all’incanto ad un padrone che dovea tenerle luogo di marito, a cui competeasi altresì il diritto iniquissimo di rivenderla o di disfarsene colla morte. E questo sprezzo rendea le Babilonesi refrattarie al nodo coniugale, fino a credere insopportabile la fedeltà in amore, ed a dichiararla contraria alle leggi della natura.
Gli Ebrei, quando erano sazii della moglie, le facevano bere l’acqua della gelosia, consistente in una specie di ranno benedetto dal sacerdote, da cui l’infelice rimanea gonfia e morta in un attimo. Era poi per quei mariti motivo a ripudiarla l’aver cotta un po’ soverchio la carne. In Lidia, la donna non avea chè pretendere dal genitore, ed era dannata a fornirsi la dote nel postribolo.
Nell’Asia, e specialmente nell’Indous, considerata al disotto d’un mobile dacchè nasce, anche oggidì si adusa alle catene, costringendone i teneri piedi in calzari di ferro, onde inabilitarla alla comune assuetudine di fuggir la tirannide maritale.
A tal uopo la notte la tengono incatenata siccome belva feroce presso la casa. Quando invecchiasse durante il matrimonio, il marito la strangola. Quando il marito muore prima di lei, dev'essere immolata sul suo sepolcro, anche dalla mano del proprio genitore, ed in taluni luoghi sepolta viva.
Presso i Parti era diritto dell’uomo vendere