Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/93

88

in bianco neppur la famiglia. Fra la lunga serie dei patimenti inflitti, con qual giustizia lo sa Dio, a quella razza, che per la rivoltante oppressione in cui geme è la macchia incancellabile di quegli Stati e di quei legislatori, la quotidiana separazione delle famiglie è certo uno di quelli che più sollevano ogni cuor sensibile, ogni spirito non isprovisto della naturale equità. I figli non appartengono ai genitori oltre l’esclusivo arbitrio del padrone della madre, di cui sono l’assoluta proprietà in forza del noto assioma legale partus sequiture ventrm.

Se l’inerme bambino fu così trattato, e lo è tuttavia, nè giungono a fargli schermo le innocenti grazie dell’infanzia, che ammorbidir dovrebbero i petti più feroci; l’enorme abuso della forza non appare meno odioso e rivoltante nel modo con cui si trattò la donna che per la fragilità della sua fibra e la timidezza dell’animo doveva naturalmente esservi esposta. Abbastanza debole per potersi opprimere, abbastanza forte per imporle le più improbe fatiche e la più penosa servitù, vivendo con un essere rotto alle più brutali passioni, quale l’uomo della natura, egli non poteva trovare una creatura più facilmente tiranneggiabile, nè le passioni sue soddisfare se non togliendole ogni autonomia, ogni luce d’intelligenza, ogni nozione del naturale diritto; e sposando alla forza del muscolo l'orgoglio della mente, agglomerò sul capo della sua compagna ogni vitupero, intrecciando sul suo gli allori; caricò sulle spalle della donna la fatica e si tuffò negli ozii, impose a lei tutti i doveri serbando a sè tutti i diritti.

Il matrimonio, anche ridotto ad istituzione religiosa, consacrò nelle sue formole la violenza e lo invilimento della donna.

Quando la sposa non era rapita a forza come una preda od un bottino, il cui legittimo possesso