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Comunque sia la origine di questo fatto, che ha ora innegabilmente ricevuto la sanzione dei secoli, certo è ch’egli presenta alla filosofia ed alla legislazione un quesito di grave importanza, sendo essa la culla delle umane generazioni, il teatro delle prime impressioni, la scuola ove ogni uomo s’inizia ai misteri della vita. La famiglia è la umana società, ridotta ai minimi termini, è la formola che la rappresenta completamente in tutti i suoi elementi. Non è che sotto questa formola che voi potete definire la famiglia di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

La questione più importante, il problema morale e sociale, è che cosa debba essere la famiglia, ed allora scaturiranno, come da ricca sorgente, diritti e doveri, affetti ed aspirazioni, gioie e sacrificii, ed apparirà colla sua serena e simpatica aureola quel quadro, innanzi al quale niun cuore indifferente, niun ciglio imperterrito, niuna mente arida d’idee, niuna memoria orba di soavissime reminiscenze.

Ma sgraziatamente ovunque si porti lo sguardo, o sulla famiglia dei tempi andati o su quella dei presenti, ci è d’uopo confessare, che quelle gioie, quegli affetti non sono che accidentali, e ben sovente la famiglia in luogo d’essere il santuario degli affetti, è una cerchia di ferro nella quale si combatte la lotta dell’oppresso e dell’opressore; ove si svolge il tristissimo dramma della debolezza e dell’arbitrio, dello slancio e della compressione, del sentimento e della indifferenza. Ridotta a tale, la famiglia non è più che un’ironica ipocrisia.

L’umanità non ha per anco generalmente ben compreso l’immenso vantaggio che le deriverebbe dal ricostituire la famiglia, che neppur oggi si può veramente dire tale, non essendo per anco affermate tutte le personalità che la compongono,