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nalmente, con una frase sublime, il culto vero, dando ad ogni cosa il suo proprio carattere; chiama padre l’oggetto del culto, ch’è quanto dire Causa e Provvidenza, e richiama con ciò il sentimento al quale la donna non pensava; chiama adorazione in ispirito e verità quel culto razionale e sentito che dal cuore e dall’intelletto partito non Garizim, o Gerusalemme, ma l’universo considera siccome il tempio di Dio; e dalla sublime vôlta del Cielo fino al brulichìo dell’esile verme, dai fecondi e scienti conati della ragione fino all’umile fiorellino ignaro di sè (inconscio delle meraviglie che in sè raccoglie); ovunque ode cantare le sue lodi, narrare i portenti della sua benefica è paterna munificenza; ed i riti diversi delle genti, e le più o men logiche cerimonie, con che l’uomo esprime il bisogno del culto, considera siccome sfoghi di natura vuoti affatto di senso se difettosi di sentimento, sempre forme e vesti, corpi e sostanza non mai.

E veramente quel giorno preconizzato dal Cristo è giunto, e quelle sue parole, allora incomprese, sono nel nostro secolo un aperto programma.

Lo ridestarsi dei popoli oppressi, la caduta imminente d’ogni tirannide, l’affermazione di tutti i diritti, lo sollevarsi delle caste, la coscienza dei doveri, il progresso dell’umanitarismo, la emancipazione delle intelligenze, l’amplesso fraterne che lega gli uomini d’ogni regione, la nausea del gratuito, il culto profondo del vero, questi dogmi del nostro secolo hanno staccato l’uomo dalle illusorie e speciose dottrine, dal culto della forza e dell’autorità., dai vieti pregiudizi di caste, di nazionalità, di confessioni e lo portano potentemente e fatalmente al vero, all’equo, al morale, alla sintesi del divino concetto creativo, al culto in ispirito e verità.

Ed ecco il programma che deve la donna ca-