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Conservando però profonda riconoscenza per tutti i sistemi che per iscopo finale delle loro fatiche si proposero la libertà della mente, noi propugniamo il principio religioso risultante dall’universale coscienza, voluto dalla ragione, aiuto poderoso alla sociale moralizzazione, donde il benessere universale.
È duopo dunque questo scopo si raggiunga, epperò, ciò che maggiormente importa, ch’è di massima gravità e di vitale interesse, si è, che il sentimento religioso si manifesti in voi in maniera che non degeneri a vestir le forme dello spirito debole, della ragione inferma, dell’esclusivismo orgoglioso, dell’inumana intolleranza.
Parlando Cristo colla donna di Samaria, questa gli diceva: «Tu sei giudeo e come tale crederai che Dio debba adorarsi in Gerusalemme, e non su quel monte ove l’adorarono i padri nostri» — (Notate che l’intolleranza ed il pregiudizio erano tali, ch’ella non sapeva figurarsi che un giudeo potesse transigere dall’esclusivo orgoglio del tempio di Gerusalemme — Ed egli rispose: «In verità ti dico, che verrà un giorno che nè in Gerusalemme, nè in Garizim si adorerà Iddio, ma il Padre avrà adoratori in ispirito e verità».
Due cose meravigliano in questa risposta e ne fanno, secondo noi, uno dei punti più salienti di quella meravigliosa dottrina, per la quale professiamo una sconfinata ammirazione.
Alla specie di sfida che gli getta la donna, attribuendogli come giudeo tutti i pregiudizi! della sua nazione, egli non risponde affatto e non se ne chiama offeso, dando in ciò somma prova di tolleranza; abbraccia quindi la forma della questione, e pone in un posto accessorio il grave problema di località sollevato dalla donna come non essendo vero culto, ma pura forma di culto, tutto chè con esterni atti si esprime; formola fi-