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tamente spirituali si recano a programma. Spero di giustificare il mio verdetto, rifacendo un po’ fa storia morale dell’umanità; e come questa svolge fa sua progressiva vita in diverse fasi tutte logiche ed inevitabili, così lo individuo, ch’è una frazione di questo gran corpo, deve seguirla e recare l’opera sua al collettivo lavoro; che se ciò non fosse, e non dovesse essere, il progresso delle idee e dei costumi non potrebbe aver luogo; e l'umana storia in luogo di presentare all’occhio del filosofo un complesso armonico, logico, ordinato, ed a gran fine diretto, non mostrerebbe che un aggiramento, senza forma e senza nome, di forze eterogenee, discordanti, ed elidentisi, un caos insomma senza ragionevole principio, che non altro verosimile fine presenterebbe che un universale sterminio ed esaurimento.

Ora puossi egli ammettere, dietro l'ordine che vediamo nella creazione tutta, che tale, esser possa il morale concetto di Provvidenza? Certo che no Laonde camminando, noi individui, siccome le generazioni, in una via di progressivo sviluppo, c’incombe di studiare il tempo e la fase ch’esse percorrono a non inceppare ed anzi assecondare il comune lavoro.

L’umanità bambina che, simile all’uomo di poco tempo, era, incapace d’un lavoro affatto speculativo, ma trovavasi tuttavia sotto il dominio, delle sensazioni, avendo col senso morale l’idea della virtù, ammirava però maggiormente quelle doti di natura e di fortuna, per le quali un uomo sugli altri aquista materiale e sensibile superiorità. Laonde meglio che la mitezza era stimato il coraggio, meglio che il generoso perdono la valorosa vendetta, più che la sublime lealtà dell’anima, l’astuzia feconda di mezzi e ricca di successi, più che riverenza dei diritti, il feroce sterminio, e la prepotente conquista; più che la castigata vere-