Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
59 |
cagionare di allucinazione i nostri sensi tuttodì colpiti dall’armonia inalterabile della natura, sarebbe deplorabile follia diniegare.
Meno evidente è all’intelletto l’immortalità e la vita futura, sebbene anch’essa non vada sprovvista di possenti ragioni, e ricca e forte della coscienza dei popoli.
Come l’artefice elaborando l’arnese considera l’uso a cui lo destina, e le parti ne informa, e le forze e le misure ne proporziona, in vista di quello; altrettanto veggiamo aver natura praticato in tutte le sue produzioni, e questa saggia economia dell’universo è dalla scienza, ognor progressiva, ogni dì constatata su più late dimensioni; non altrimenti, tutte le facoltà ed attribuzioni dell’anima, siccome le parti tutte e tendenze del corpo, debbono necessariamente rispondere ad una data destinazione. Ora le facoltà dell’anima nostra eccedono sotto ogni aspetto la destinazione qualunque che aver potressimo circoscritta alla presente vita. Eccede l’insaziabile curiosità di tutto investigare, il tempo, i mezzi, le forze che all’investigazione abbisognano. 11 senso morale, che l’uomo spinse fino agli estremi dello scrupolo delicato, non sarebbe che un’ironia in faccia ai pochi giorni di gioia e di vita che ci sono accordati. Nè si dica, che questo senso non sarebbe che una provvidenza di natura posta a tutela dei reciproci interessi; questo confine sarebbe d’assai soverchiato da un senso morale che limita gli atti anche intimi, anche indipendenti della vita umana. Il vivo desiderio dell’infinito, il cui soddisfacimento constatiamo impossibile nella esistenza che conosciamo, l’orrore dei nulla così profondo, così sentito che non può esser domato dal terror dell’ignoto; tutti problemi sono questi, ai quali non è possibile che una soluzione, l’immortalità.
Altro senso innato nell’uomo e profondamente