Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/61


56


Dilicatissimo e difficoltoso argomento è questo che imprendo a trattare, e tanto più oggidì in cui, questioni vitali si agitano nel paese in cui io scrivo, questioni di vita e di morte per tutta una casta, che il proprio parziale carattere ne ritrae, questione interessantissima ad ogni regione del globo, ad ogni popolo, ad ogni intelletto che si travagli nelle filosofiche disquisizioni ad ogni cuore che palpiti nella incertezza degli umani destini oltre la tomba.

Come procedere senza sollevare obiezioni, senza sconcertare credenze, senza urtare suscettibilità, senza, sconcertare interessi? Come non cozzare qui colla sistematica negazione, là colla gratuita asserzione, a diritta colle astrazioni di Fouriere, di Leroux, a manca con De l’Orgue e De Maître, davanti con Reynaud, dietro con tutta la miriade degli ascetici? E davvero assai peritosa e timida stonami del come mi condurrò, del punto da cui partirò nel vastissimo terreno che mi si apre a discorrere, della scelta che far convienmi fra le idee che copiose invadono la mente, dell’arte con cui eviterò l’urto dei triboli e la puntura delle spine in una strada che, tutta l’umanità percorre, eppure, più fu battuta, e meno si fa praticabile a chi non voglia sollevarsi di fronte una guerra di scandali e di pregiudizi che più lacera il cuore, che non guerra di spade.

Pure già lo dissi nelle prime pagine, e giovami qui ripeterlo. Io preparo la donna dell’avvenire, ai quell’avvenire che ogni intelletto, sazio di gratuito, ogni spirito esasperato dalla lotta che, dalle cieche passioni e dagli inverecondi interessi è combattuta alla verità ed alla morale, deve necessariamente affrettare coll’opera e col desiderio.

E ferma in questo proposito, smessa ogni peritanza, m’innoltro alla libera sposizione delle idee.