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Se all’ignoranza delle verità morali e speculative avvien che s’aggiunga la ignoranza della storia e degli usi e costumi di tutti i popoli (che maggior estensione suol dare alle idee, e maggior quantità di dati presenta all’esattezza del giudizio come per lo più nelle masse), allora l’opinione
l’ubbriachezza si associarono alle cerimonie religiose. Oneste venivano celebrate io onore delta Vergine nel modo seguente: «All’alba del giorno, si univano nella chiesa gli abitanti duella parrocchia, carichi di cibi e bevande a ogni specie; finita appena la messa, cominciava il banchetto; il clero ed i laici vi si abbandonavano con pari ardore; la chiesa si trasformava in una taverna e diveniva teatro di contese, d’intemperanze e di ferite. Gli ecclesiastici egli abitanti delle diverse parrocchie si disputavano il vanto a chi avrebbe le più splendide messe ghiottone, o a chi consumerebbe maggior copia di cibi e liquori in onor della Vergine. Allorché i Sinodi Provinciali proscrissero questi scandali vergognosi, ebbero il dispiacere di sentirsi tacciare di voler distruggere la religione».
(Melchiorre Gioia. Galat.)
Kotzebue, nell’opera intitolata: La Confraternita del Corno, dice: «Gli abitanti di Strasbourg, uomini e donne, sì univano la notte dei 29 agosto nella cattedrale per celebrarvi la dedica di questa chiesa, non già con preghiere ma con feste e bagordi. Invece di inni si cantavano canzoni bacchiche. Preti e laici tutti passavano la notte a mangiare e bere; l’altar maggiore serviva di credenza ed appena vi restava posto bastante pel prete che diceva la messa, nel mentre che sui gradini si cantava e si danzava per non di più. Gli altri altari erano egualmente ingombri di bottiglie. Era necessario che ciascheduno bevesse; e quegli che sopito dai vapori del vino si addormentava in qualche angolo era svegliato con punture dì spille. I Domenicani che servivano la chiesa, trovando il loro conto in queste orgie, si guardavano bene dallo screditarle. Solamente pel 1480 un predicatore intrepido, chiamato Giovanni Geiler, vi si oppose sul pergamo; ma in onta ai suoi sforzi, questa festa popolare si conservò fino al 1549, in cui fu totalmente abolita da un Sinodo tenuto a Saverne».