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minio, vile il perdono, codarda la misericordia, nobile e gentil costume l’ozio e l’ignoranza, negromanzia e diabolico mistero la scienza, ignobile l’industria, il lavoro plebeo; e via scendendo fino a dì nostri, non è raro vedere nell’opinione dei più, darsi lo scambio l’ignoranza e l’ingenuità, lo spirito di rivolta colla giusta opposizione, la pusillanimità colla moderazione, il cicalio coll’eloquenza, gli esterni atti del culto colla pietà, la ostinazione colla fermezza, l’ingenita selvatichezza colla verecondia, la brutalità col valore, la depravazione dello spirito coll’emancipazione della mente, la corruzione dei costumi colla giovanil leggerezza, col rispetto l’adulazione, colla condiscendenza la servilità, il pregiudizio colla verità.
E questa erroneità di giudizii è un fatto così generale e costante, che non sarebbe soverchio il dire, che questa massa fluttante e discorde degli umani cervelli, in una cosa soltanto s’uniforma ed armonizza, nel colpire cioè assai di rado il vero aspetto e l’intimo valor d’una cosa. — E non è che dopo qualche secolo, dopo i combattuti conati di sublimi intelligenze, dopo sopite le lunghe e furiose fazioni che scindono l’umana società a proposito d’ogni discusso che riesce una verità a divenir testo all’opinione dei più, ad uniformare i giudizii delle masse.
A questi anarchici procedimenti del pensiero, che sono ineluttabili, primo perchè l’umana intelligenza percorrendo un cammino ascendentale deve necessariamente essere imperfetta e pregiudicata finché giunta non sia ad afferrare l’ultima parola di ciascun problema: secondo pel fatto dell’individualismo per cui v’ha chi precorre di molto tempo le masse, e chi con loro cammina e chi dopo tutti giunge a lento passo, come trascinato da forza maggiore e non però persuaso. — In seno poi a tutte le umane società, per quanto nei primordii