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a maggior facilità, d’apprendere coll’assoluta parità d’età e risultante sempre in qualunque numerica proporzione, sui fanciulli dell’altro sesso.
Questo fatto che ci viene ogni giorno confermato dalle testimonianze di diversi educatori, ci veniva eziandio constatato con qualche meraviglia da due ispettori generali degli studi dietro ispezione nei convitti degli adulti d’ambo i sessi. A chè dunque dovrebbe attribuirsi e che altro accagionare della atrofia di quelle felici facoltà dello spirito femminile, di quella improvisa paralisi della sua intelligenza, di quei puerili e frivoli gusti che lo guadagnano in quell’età appunto in cui dovrebbe spogliarli avendoli avuti, e come mai i piaceri dell’intelligenza gli divengono indifferenti allora appunto che il suo completo sviluppo, la maturità del criterio, la maggior estensione delle cognizioni, dovrebbero rendervelo più che mai suscettibile e desideroso? Chè altro, dico, dovrassi accagionarne se non è un viziato sistema di educazione, il quale, anzi che trar partito della fecondità del terreno, si affatica a soffocarvi in germi i semi, s’ammazza ad atrofizzarvi i naturali frutti per sopra innestarvi delle artificiali escrescenze?
Infatti, dopo avere eccitata la fanciulla allo studio ed incoraggiatevela con ogni fatta d’argomenti, dopo averle dimostrato l’utile sommo, la suprema necessità del sapere, dopo averle parlato di morale e di principii, nell’età in cui l’acerbità del criterio non è per anco in grado di tutto apprezzare il valore di cotali predicati, allorché poi i misteri della vita cominciano ad apparirle men tenebrosi, quando l’adulto senno si fa capace della logica di quelle dottrine, quando i sintomi forieri dello svegliarsi delle passioni vengono a darle la chiave di quegli arcani parlari ed ella ne intravvede l’applicazione, ecco cambiarlesi dinnanzi la scena. La sapienza, sente dirlesi, non è per la