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modo d’educaziohe che sia in miglior accordo dei suoi destini e della pubblica stima, che la provveda d’una miglior norma di criterio che quella non sia dell’opinione, che dandole la coscienza di sè e l’appreziazione de’ suoi mezzi, la risollevi ai propri occhi e la spinga a cercar oltre le corporali attrattative la fama e la gloria, che ridonandola al sentimento del suo intrinseco valore, non la faccia eccedere nello accarezzare l’altrui gusto a spese della propria dignità e convenienza, che ponendo alla sua portata le arti ed il sapere, la tolga al vergognoso sciupinio che ora fa del suo tempo; che se questo sciopero è conseguente all’attuale sua educazione, come essendo di niun valore il tempo di chi nulla può produrre di serio, non lo sarebbe già quando convinta fosse d’aversi non diritto soltanto, ma eziandio dovere, di sviluppare ed applicare quelle facoltà che natura le impartiva, non a scialo di ricchezza produttiva, ma a fine provvidenziale diretta.

Ed in vero, a chi credesse tuttora, che la donna altro fine all’esistenza sua cercar non debba, oltre quella della femmina, la natura eloquentemente risponde mostrandogli in lei facoltà, che sotto ogni aspetto eccedono gli uffici materni, e che in lei sopravvivono all’età destinata a cotali uffici, e sempre più si dilatano e si fortificano, il che la prova vocata a progredire.

Che se talune educate al culto dell’opinione giusta od erronea ch’ella sia, si ritraggono dalle gravi occupazioni, per tema che le grazie vi facciano naufragio, o perchè tanto scredito si raccolse sulla, coltura femminile, o per un falso giudizio invalso sulla pochezza della femminile capacità, ripeterò qui ciò che su tale argomento scrive La Bruyère ne’ suoi Caratteri «Pour quoi, dice’egli, s’en prendre aux hommes si les femmes ne sont pas sa-