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scienza della vita, deve lo spirito dello educato informare così, che gli divenga come la pietra del paragone a trovare in ogni più intricato caso il miglior partito, a giudicar sanamente degli uomini e delle cose trovando le convenienze loro, a portare in ogni suo procedimento quella franca ed amabile lealtà che risulta dalla concordia dell’atto e della parola, di questa e di quella colla niente e col cuore.

Ora, se questi principii furono sempre più o meno applicati dall’educazione impartitosi all’uomo, non fu del pari trattata la donna, per la quale ogni rapporto sociale veniva caricato, o moderato, non secondo norma di ragione, ma di pregiudizio e negatole per soprappiù veniva ogni sentimento di sè, siccome relativa affatto ch’ella era ai criterii, ai gusti, alli interessi di chi le stava con qualche diritto d’attorno.

Ma in mezzo al secolo che si è prefisso a generoso cômpito la caduta d’ogni despotismo e l’associazione di tutte le forze morali, materiali, intellettive alla costruzione del sociale edificio, mi è ben lecito ed anzi doveroso il pensare altrimenti, e l’invocare una seria modificazione di un sistema riconosciuto ingiusto, divenuto impossibile.

Fiduciosa nel sentimento di giustizia sì poderosamente sviluppatosi nel nostro secolo, profondamente credente nei destini dell’umanità, nella saviezza dei legislatori, nel progresso dello spirito umano, che niuna diga od argine riesci ad arrestare nel rapido e fatale suo corso, abbiano essi nome pregiudizio, interessi, od oscurantismo, noi aspettiamo nella perfetta calma della convinzione quell’avvenire, che non è lontano, nel quale le riforme invocate passeranno dallo stato di aspirazione nel dominio dei fatti. Frattanto nostro cômpito per ora si è, cercare per la donna un