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pubblica platoniana. Ed ecco che, mentre l’orientalismo proclama la donna puro stromento di piacere, il cattolicismo la vuole serva rispettata, la cavalleria scopo delle imprese e premio dei tornei, la teologia, come il vasaio colla sua creta, ne fa vasi d’onore o d’obbrobrio (1), la poesia il bersaglio a tutte le sue esagerazioni, il nostro secolo un’addizione al sesso virile; che fa la donna? La donna, siccome un attore che si orna per la scena, deve chiedersi ogni giorno qual commedia si rappresenti e davanti a qual pubblico, per sapere qual più le s’addica di tutti i costumi di che si vorrebbe coperta. Nessuna lusinga per lei d’uscirne coll’unanime aggradimento. Condannata ad esser relativa ai tempi, ai costumi, ai luoghi, agli individui, curva sotto il ponderoso fardello dei pregiudizii sociali, portando sola, la pena della licenza e degli errori dell’altro sesso, è, e sarà, finché non si desti alla coscienza di sé, il paria fra gli esseri viventi.
Ma ecco il tempo di domandarci la ragione di sì svariati giudizii sulla donna, mentre i rapporti, che la accostano all’uomo, sono semplici, sono costanti. Il senno e la buona fede, che alcuni scrittori usarono scrivendo di lei, pare avrebbero dovuto condurli a conclusioni più assennate e
- ↑ Mentre la donna riscuote nella cattolica canonizzazione l’onor degli altari, e nella persona della Vergine Maria è divinizzata (Deipara). St. Pier Damiani scrive esser le donne «Dulpamenta diaboli, virus mentium, aconita bibentium, gineceœ hostis antiqui, upupœ, ululæ, sanguisugæ, scorta, prostibula, volutabra porcorum pinguium, cubilia spirituum immundorum, nymphæ, sirenæ, lamiæ, dianæ, ecc., ecc.».
Altri Padri e Dottori, le cui dottrine sono accreditatissime nella Chiesa, non sono per la donna nè meno idrofobi, nè più galanti.