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l’ardita navigazione? Chè della libertà se i popoli temono il sangue? Chè d’ogni utile impresa se bastasse ad arrestarla la tema delle possibili eventualità?

Certo se qualche concetto nel mio lavoro vien meno alla verità, ascriversi dovrà allo abbaglio dello intelletto, non mai a transazione di coscienza, od a proposito di patteggiar coll’errore; ed essendomi io la verità proposta comechè sola base possibile alla morale, più dello scopo tenera che dei mezzi, accetto riconoscente ogni osservazione della critica che me illumini, ed alle mie lettrici accenni dove ho errato, ché inconsolabile sarei se vedessi che la fatica, che al bene ho. rivolta, al male conducesse.

I tempi avanzano. Il vecchio edificio del dispotismo, che tutto l’uomo incatena dal più intimo escogitato dell’anima fino al più indifferente degli atti umani, scricchiola sui cardini, scrolla e rovina. Pochi giorni ancora e lo spirito del cristianesimo sfolgorante della nuova sua luce, l’amore universale, precetto unico e nuovo, il raggio della sapienza, diffuso come lo spirito di Dio sulla faccia della terra, raccogliendo sulle ceneri di quello spento l’ultima zolla di terra, gli diranno, parce sepultis.

Ed io mi trasporto collo spirito a quel giorno e, lasciate le polemiche a penne più valenti, la lotta a braccia più vigorose, attendo a preparare la donna di quei tempi; la donna, non più eccitamento a basse passioni ed ingombro al cammino della umanità, ma la donna ispiratrice di alti propositi, impulso potente ad ogni gentil costume, e ed ogni progresso dell’intelligenza.

Riverente più ch’altri mai al dogma della libertà della mente, in una cosa non la riconosco libera, nello essere illogica e retriva, importando le morali facoltà, dovere di sviluppo e d’applicazione.