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XXI |
che niun uomo è indifferente alla disistima della donna; ed egli stesso pel primo, che tante severe verità le predicava, non poteva pur tuttavia rassegnarsi a non esserne apprezzato.
La cognizione di questo fatto deve fare la donna circospetta nei giudizii, larga d’encomii al merito, e muta, affatto davanti a quei luoghi comuni d’un falso spirito, a quelle ridicole rodomontate di cui è costume della vini gioventù farsi bella davanti alla donna. Oh se la donna non fosse sensibile che col vero merito, quanto gli uomini diverrebbero migliorii Ma pur troppo sovente ella è mistificata dalle apparenze della forza ch’ella crede scorgere dietro parole, ad atti arditi, che non altro rivelano che una illimitata fiducia nelle proprie forze, non sempre dal fatto giustificata, dietro una violenza di modi che non altro esprime che debolezza e suscettibilità; all’ombra di imprese contro la morale, che più sono ardite e più ci dicono quanto tirannico sia quel giogo di passione dal quale è trascinato misero schiavo l’uomo, dietro certe arie da conquistatori che taluni assumono presso la donna ch’è un insulto diretto alla facile virtù, che le si suppone. Ma sventuratamente debbo dirlo, della donna è il demerito se gli uomini sono così; ella troppo sovente non è debole che per il vizio e la leggerezza, non è insensibile che alle virtù ed alla sapienza. Eppure se è la forza che la Seduce, nella virtù e nella sapienza si trova, che importa superiorità d’animo, abnegazione ed eroismo, perseveranza di propositi, profondità e solidità d’intelletto!
Informata la donna ai principii, redenta dalle esorbitanze della opinione, sviluppata dalle tenebre della secolare ignoranza (il che se in parte da lei stessa dipende, assai e molto più dipende dalle nazionali istituzioni), non è più possibile certamente negarle il diritto.