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XX |
«Quello sdegno passava nei figli |
Nè vani furono questi ammaestramenti, che nell’infausto decennio della straniera oppressione, ogni madre alla prole insinuava, che, bambina, le recenti prove del 1848 udivasi negli intimi recessi della sua. casa narrare, appena innacessibile ai mille occhi d’una tirannica inquisizione, che finalmente
«Una selva di lamie si scosse «All’invilo del bellico squillo, |
Colta qual’io vorrei la donna, informata a solidi criterii, ricca d’un’amabilità risultante dalle squisite doti dell’anima, e vieppiù adorna del vero gusto che alle leggi del bello ed alla natura si ispira, più che alle mille bizzare eccentricità della volubile moda; stimando il bello, il buono ed il vero, ovunque si presenta colla superiorità dello spirito leale, aperta sempre ad ogni bel sentimento, sorda alle passioni, schiava del dovere, anima della famiglia, sorriso della società, ella dev’essere molto sensibile alle manifestazioni del genio. Natura ha le cose così disposte, che l’uomo, finché si voglia superiore, non si fa però che assai difficilmente superiore al disprezzo della donna, e molti fra quelli che affrontarono sventure, traversie e lotte d’ogni fatta, forza e vigoria trovarono a non soccombere nella stima d'una donna; nè congettura semplice è questa, e esperienza di pochi o molti fra loro che nominar si potrebbero, ma confessione altresì. Gian G. Rousseau, nell’Emile, dice;