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negazione del diritto, epperò vi eccitavo a riconoscervi quello, per poi chiedere l’affermazione di questo.

Io non dubito punto che voi tutte, che mi leggete, abbiate ben compreso questa verità, che è la molla e la sintesi del meccanismo sociale; epperò vedo che mi chiedete, ch’io stringa in due parole tutto il da farsi, onde ottenere i mezzi d’azione, dappoichè vi riconoscete il dovere di azione, spogliandovi di quella misera impronta di servilismo e di pusillanimità, che ora deturpa il carattere femminile, scaturita per lo appunto dalla lunga oppressione subita, e dalla incoscienza delle legittime pretese, che ogni essere può, e deve recare innanzi alla società, e determinandovi energicamente all’esercizio della vostra attività; laonde mi riassumo.

Lo Stato nega alla donna l’istruzione, mentre la fa contribuente.

Il codice le nega la capacità in faccia al diritto, mentre ne afferma la responsabilità in faccia alla contravvenzione ed alla pena.

Lo Stato respinge la donna dalla vita politica, mentre ve la fa concorrere coi sacrificii.

La legge subalternizza la donna nel matrimonio e le nega la maternità legittima, mentre la chiama a parte dei pesi domestici e le abbandona tutte le conseguenze della maternità illegale.

Più, chiude ogni via alla sua intelligenza e le sbarra la strada ad ogni professione, disconoscendo così in lei il diritto di lavoro e d’attività.

La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma, e chiedere:

I. Che le sia impartita un’istruzione nazionale con larghi programmi.

II. Che sia parificata agli altri cittadini nella maggiorità.

III. Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettore, se non eleggibile.