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Avendo la donna al par dell’uomo speciali attitudini, ha al par dell’uomo altresì diritto di svilupparle ed applicarle; questo c’insegna il principio del diritto ingenito. Vi ha diritto perchè, avendo diritto al lavoro, in lei sola sta la scelta del suo lavoro: vi ha diritto perchè praticamente e realmente ella lavora e produce; e nella industria e nel commercio, e nelle arti e nello insegnamento ella trovasi già su larga scala, e spiega a quest’ora delle attitudini, che si avrebbe forse avuto, non ha molto tempo, prurito di negarle. Vi ha diritto finalmente, perchè la società alla sua volta ha diritto, che la funzione venga esercitata da chi può meglio; e però, se fra più concorrenti, una donna mostra maggior idoneità, ella fra tutti vi ha diritto.
Le siano dunque aperte le professioni, come già le furono aperte, benchè in troppo angusto confine, le industrie; e trovi la donna del popolo, pane, e la donna colta, ma disagiata, onesto e decoroso guadagno.
Fra le professioni, delle quali la donna sente e reclama con maggior calore la facoltà di esercizio, trovasi in primo luogo la medicina.
È tempo veramente, ch’ella respinga assolutamente questa tirannica inquisizione virile sopra il suo corpo, e si pronunci energicamente sopra questo perpetuo oltraggio, che si fa al suo pudore.
La facoltà medica già esercìta nell’America del nord dalla donna verso la donna e verso l’infanzia, dà a quest’ora dei risultati, dei quali quelle popolazioni si applaudono; e non v’ha ragione perchè si debba negare in Europa, dove valenti scrittori dell’uno e dell’altro sesso si sono pronunciati sull’equità e sui vantaggi di questo provvedimento.