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Eh finiamola di contraddirci, e di porre le prevenzioni nostre al posto della natura. Il ricco vuole la donna esile, e tenta persuaderle che è di vetro affinchè, stesa tuttodì su un morbido, sofà, punto non pensi a controllare il governo maritale. L’uomo del popolo persuade alla sua donna ch’ella è vigorosissima, per vivere egli pure del suo lavoro, se accade, come spesso, al marito di amar meglio le gozzoviglie che la fatica.
A meno che non si vogliano calcolare, come altrettanto minor cifra di bisogni nella donna, l’ebbrezza alla quale generalmente l’uomo s’abbandona, ed ella no; il giuoco, vizio che l’uomo generalmente ha, e che la donna generalmente non ha; le frequenti gozzoviglie, che la donna operaia non conosce quasi, e nelle quali l’uomo del popolo affoga spesso il frutto del sudore della settimana, al quale avrebbe la sua famiglia sacrosanto diritto.
Ecco i minori bisogni che ha la donna; ma vi sono poi i maggiori, che tutti si risolvono in economie per il tempo delle malattie, per la stagione priva di lavoro, per le minute provvidenze della casa, delle quali il marito non conosce neppure il nome, per le vesti ai bambini e talvolta ancora il pane a che il padre non pensa, e non è sgraziatamente troppo raro il caso.
Oh voi almeno, mie giovani lettrici, per quell’affetto solidale e fraterno, che deve vincolarvi colle creature del vostro sesso, per quel sentimento di giustizia, ch’esser dovete prime ad applicare dovunque è un diritto da rivendicare; oh, non diminuite mai la mercede alla donna del popolo, che provvede ai vostri agi ed al vostro lusso. Quella moneta, che voi non sottraete al suo lavoro, in luogo d’accrescere un balocco. più o meno elegante sul vostro tavolo, un fiore più o meno sfolgorante nelle vostre treccie, che la na-