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Qual meraviglia se da siffatta educazione esce la donna incompatibile colla famiglia; qual meraviglia, se avvezza al nebuloso linguaggio metafisico, vi fa gli occhioni sui più semplici dettami della filosofia, e simile ad un cavallo, che tutto adombra, freme e raccapriccia di ciò che non comprende, e s’atterrisce fin della sua ragione?
V’ha poi un altro genere d’educazione per la donna, cioè un altro estremo peggior del primo, ed al quale accennavo sul principio di questo lavoro; il quale, tendendo ad informare la donna al culto dell’opinione, non la educa già, la adorna, e la adorna della diafana superficie di molte, e molto belle cose, ed anzitutto si preoccupa di darle quei talenti, che la faranno meglio ammirare e piacere. L’esposizione è ricchissima, ma non è tale se non perchè tutto il magazzino è sul davanti. Queste donne non sono fatte per loro, sono fabbricate ad altrui uso e consumo.
Qual meraviglia se da una siffatta educazione esce la donna vera nullità e ben tosto demoralizzata; poiché, dopo aver fatto al mondo il sagrificio delle sue facoltà, ed aver aspettato da lui riverentemente la cifra del suo valore, qual altro avvilimento, qual’altra degradazione le è impossibile?
E nell’una educazione e nell’altra la donna non sa che si voglia intendere per progresso, per libertà, per diritto, per lavoro, per associazione, per solidarietà, per principii.
Assorta collo spirito in un’atmosfera, che non è quella del mondo reale, inviluppatavi dal misticismo; oppure non amando che sè stessa, ed idolatrandosi sopra ogni cosa, il mondo avvanza ed ella resta indietro. Vede ella l’agitarsi di tanti uomini e di tante cose senza nulla capirvi; ode nelle discussioni frequenti il cozzo di cento idee: vede nella vita di mille partiti l’urto di contra-