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XVIII

li tornò a fare; ma poi s’avvide che era infelice. Sorse il Cristo e gli sussurrò all’orecchio la segreta parola ch’era la soluzione del suo problema; ma egli non la comprese, laonde da cattiva interpretazione ne trasse pessima applicazione e s’avvide, ch’egli era ancora infelice. Allora egli escogitò una dottrina, che i tempi mostravano di facile applicazione, e quasi gli parve d’aver afferrata l’ultima parola della sua tesi; ella consisteva nel far felici i pochi di lumi, di potenza e dovizia, ed alle masse guarentire il benessere coll’inconscia ignoranza, siccome il gregge tripudia e saltella sul prato, insciente delle cesoie del tosatore e del coltello del beccaio; ma ben presto s’avvide, ch’egli era ancora infelice. E tornando sul cammino già fatto, egli ritrovò quella secreta parola sussurratagli all’orecchio dal Cristo, la raccolse, la meditò e la comprese; ma ecco la guerra degli interessi, i lamenti dello egoismo epulonico, i garriti del gaudente, la grave resistenza della massiccia ignoranza, tutti d’accordo a barricare lo generoso cammino del bene, il bel sentiero che alla sociale felicità conduce.

Si ha d’uopo del disinteresse, ci abbisogna dell’amore, dell’amore quasi infinito dell’umanità, ci occorre abnegazione e violenza, commiserazione e sacrificio; avanti dunque, avanti la donna! Ecco il suo giorno ed il suo lavoro. Vile, inutile, ed eternamente serva quella che si ritira!

La povertà, il dolore e l’ignoranza, ecco i tre pupilli che reclamano la sua tutela e la sua provvidenza. Non è ella cosa, che la donna ha già seco stessa convenuta, ch’ella deve trovarsi dovunque si soffre e si piange? La gioia corrompe, il dolore migliora; meschina ed illusa colei che fugge dal pianto per incontrare il riso, il riso cinico, il riso ad ogni costo; ella sconfessa la sua soave natura, ella rinuncia alla sua santa missione, ella perde