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Ma la sua ignoranza, la rende inetta!

Non è possibile negare la coltura di molte donne, più che non sia possibile di disconoscere l’ignoranza di molti uomini. Chi è più colto, della donna che dirige un istituto d’educazione ed il famiglio che guida al pascolo i majali? Ma sulla coltura non è basato il diritto.

Nè si potrebbe obiettare con maggior fortuna, la protezione che l’uomo esercita sulla donna, che abbiamo già visto illusoria, e dalla legge stessa rinnegata ogni qualvolta s’incarica di controllare il marito e di difendere contro di lui la donna. Non l’alimentazione, perchè oggidì la donna contribuisce alle spese della famiglia, sia colla sua dote, sia col suo censo, sia col lavoro personale, sicché la casa che abita non è più casa maritale, ma coniugale. — In quanto poi alla donna maggiore, la questione non ha neppure ragione di posarsi.

Non il mandato, perchè il mandato che il marito tiene dalla moglie, secondo il regime comune, è violentato ed imposto dalla legge, il che gli toglie ogni valore in faccia all’equità. — Anche questa obiezione, per la donna maggiore, non ha ragion d’essere.

Non le molteplici cure della famiglia, perchè non sono queste più assidue che quelle del fabbro che batte dodici ore al giorno sull’incudine, del ministro che ha gli affari di tutto un regno, del soldato che è notte e giorno sotto l’incubo d’una severa e minuta disciplina.

Per me, come per voi e per tutti, il ballerino vale la ballerina, il virtuoso la virtuosa, il sarto val la. modista; non vedo differenza fra il merciaio e la merciaia, fra la fantesca che pulisce la casa e lo. spazzino che scopa la strada, fra il bifolco che guida l’aratro e la contadina che rimonda i grani, fra l’operaio che tesse la tela e