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volta li veggiamo porre squilibrio fra l’uomo e la donna, e così la giustizia ferire con una spada a due tagli che, mentre nega all’uno il diritto, accorda all’altro un privilegio.

Gli è perciò che, di tutte le accuse portate dentro la donna allo scopo di giustificare il modo iniquo, col quale è dalle leggi trattata, non essendo dalla natura nè dalla ragione sancite ma dalle sole passioni, nessuna può regger salda davanti a pochissima osservazione, ed in faccia alla vera base del diritto.

Si disse: la donna è incapace.

Ma non è possibile negare l’intelligenza di molte donne più di quel che si possa disconoscere l’imbecillità di molti uomini. Ma sull’intelligenza individuale non è basato il diritto.

Si disse; la donna è debole.

Non è possibile negare la forza e la vigoria di molte donne, come è impossibile negare la gracilità ed il cronicismo di molti uomini. Ma sulla forza e sulla sanità non è basato il diritto.

Voi obiettate il genere delle sue funzioni?

E impossibile dimostrare e provare che la maternità, l’ordine famigliare, sovente l’insegnamento, il commercio, la produzione industriale, siano occupazioni meno necessarie e meno nobili, che quelle dello straccivendolo, dello spazzino, e della livrea d’anticamera. Ma sulle funzioni non è basato il diritto.

Forse che la sua speciale organizzazione, che la fa soggetta a crisi e peripezie, la rende insuscettibile all’esercizio del diritto?

L’esercizio d’un diritto civile qualunque, non essendo un facchinaggio, potrà sempre esercitarsi dalla donna sana, meglio assai che dall’uomo malato, al quale pur tuttavia non si toglie; il che prova che sull’organizzazione normale non è basato il diritto.