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XVII

tura e dandosi pena di frugarsi in fondo al cuore, deve scoprirvi dei tesori d’amore, di persuasiva, di commiserazione, tutta una vita morale insomma non avvertita ancora, ed inesplorata; persuasa intimamente essere dover suo destarsi alla voce dell'umanità che la chiama, siccome potentissimo elemento, ad impiegarsi nel suo fatale lavoro, io mi rivolgo alla femminil gioventù e le predico incessantemente; no, non ti è lecito trascorrere oziando la vita alle feste, ai passeggi, in mezzo a mille bagatelle indegne di sciupar le ore d’un’anima intelligente, mentre tanto lavoro ferve intorno a te; no, non ti è lecito aggirarti smaniosa in cerca del riso e della gioia ad ogni costo, mentre la martoriata umanità si travaglia in un’angoscia intestina, e lagrime e sangue versa da mille pupille e da mille ferite, per l’egoismo dei pochi e l’ignoranza dei molti; no, non ti è lecito trarti in disparte, oziosa spettatrice degli affannosi conati dell’umanità verso il bene; che se il tuo dovere non senti, allora sentir dovrai le ineluttabili conseguenze del non averlo compiuto. Indarno cercherai la stima e l’affermazione della tua personalità, indarno tenterai rivendicare il naturale diritto e scuotere il giogo che ti grava ingeneroso il debole collo; tu stessa avrai affermata la tua impotenza morale, la intellettiva fragilità, la pusillanime natura, epperò la necessaria tutela, e la eterna servitù.

Oh si desti la donna al sentimento della propria missione, alla fede degli umani destini! dopo sessanta secoli di assenza morale, ella può tuttavia giungere in momento assai opportuno.

L’uomo ha quasi esaurito ogni sua risorsa. Egli ha fatto guerre, ha riportato vittorie, ha celebrato alla conquista ed abbruciò incensi alla gloria grondante sangue: ma poi s’avvide ch’egli era infelice; allora s’immerse nella meditazione, creò dei sistemi, li formolò, li applicò, indi li rifece, li corresse, e