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che si esercita dall’un individuo sull’altro, e da tutta la società su tutto un sesso.

Si vollero classificare le morali idoneità dei sessi, e si vollero assegnare a ciascuno d’essi funzioni proprie dietro un tipo ideale escogitato in anticipazione; ma queste diverse attribuzioni parte scaturirono dalla poesia e dalla immaginazione; porzione molta è artificiata dalla forza prepotente dell’educazione, che a tutto riesce sendo l’essere umano eminentemente educabile; pochissime fondamentate dall’osservazione. E tutto questo teorico e gratuito edificio si fece pratico, senza che uomo si curasse di rilevarne le falsità e di deplorarne le conseguenze, mentre nessun filosofo s’attentò mai, ch’io mi sappia, di trovar differenze di carattere e di idoneità fra il maschio e la femmina nelle altre specie d’animali, dal processo della riproduzione all’infuori, nel quale fatto solo formano serie distinta; nè mai alcuno sognò di negare forza alla lionessa, o vietar la preda alla tigre, o di disconoscere nella volpe gli astuti accorgimenti, o di trovar l’aquila meno sublime dell’aquilotto.





È evidente che l’uomo, ignaro tuttavia di molte leggi naturali, e completamente al buio del concetto sintetico della creazione, non poteva derivare le sue classificazioni che dagli interessi suoi e dalle sue passioni. Egli adunque, con un comodissimo a priori, stabilì sè stesso centro e fine dell’universo, ed a sè convergendo gli esseri tutti e tutte le cose, ne statuì il valore, ne assegnò le funzioni, ne affermò l’importanza in base all’utile od al diletto che queste gli arrecavano.

La donna, che gli è così vicina, e nella quale si giace tanta parte della sua miseria e della