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al decadimento della materia lo spinge fatalmente al progresso; essenzialmente socievole, l’uomo è chiamato all’amor de’ suoi simili, donde la solidarietà e l’associazione, che sono la moltiplicazione indefinita della sua potenza; dotato di favella, solo, fra tutta la sterminata serie d’esseri viventi, questo dono diviene l’affermazione di quelle vocazioni, per la pronta comunione delle idee che sì potentemente lo sviluppano, ed utile e piacer sommo gli procurano nella conversazione de’ suoi simili. Fornito del sentimento di giustizia e di commiserazione, sentendo bisogno supremo e tormentoso d’attività materiale e morale, egli vede nell’applicazione di queste facoltà tracciato lo scopo della sua vita. Egli deve dunque lavorare perchè attivo, con lavoro progressivo perchè istintivamente ansioso di progresso; lavorare di concerto co’ suoi simili perchè socievole; farsi virtuoso perchè intimamente giusto; e così sviluppando con assiduo esercizio le sue facoltà, aggiungersi forza e potenza, coll’occhio fisso alla perfettibilità materiale, morale, intellettiva; egli deve in una parola crear l’ordine in sè stesso, nell’umanità, nel globo, armonizzando i rapporti coi bisogni, donde il benessere e la felicità, ultima e necessaria scaturigine della morale e della sapienza.

Ora, la somma di potenza, che ciascun individuo porta a questo collettivo lavoro, è si svariata ed indipendente da ogni forma esterna, che sfugge alla più minuta, come alla più lata classificazione. D’altronde non ci è possibile classificare logicamente la natura, dacchè non ce ne sono note tutte le leggi; sicchè facendolo, arrischieressimo forte di porre al posto della natura delle ottiche illusioni, delle erronee prevenzioni, o la deplorevole risultanza di pessimi sistemi.

Dalla mania delle classificazioni nacquero le più