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Il gratuito non è degno mai dell’essere razionale, e non mai indicato, nè tollerato mai dalla natura, la cui sete continua è l’ordine e l’equilibrio; epperò l’uomo, che oggi combatte sè stesso senza prefiggersi a ciò fare un utile scopo, cadrà domani irremissibilmente, e la sua caduta sarà tanto più funesta, in quanto che non terrà nessuna ragione di rialzarsi.

Ma lo scopo, al quale camminano l’umanità e l’individuo, è egli fatale? — Certo che sì. E questa fatalità è potentemente espressa dal tormentoso istinto del progredire, che descrive allo spirito umano un cammino eternamente ascendentale. Ora dov’è un istinto, là v’è una legge; dov’è una legge, là v’è un dovere; dov’è un dovere, là è tracciato un diritto; questo diritto non essendo che la legittima pretesa d’ogni essere al possedimento autonomico, ed al libero esercizio dei proprii mezzi, da natura diretti al compimento del fine. — Ed egli è in base a questo concetto, che la ragione mi presenta, ch’io posso asserire senza tema d’errare, che là dov’è un diritto senza dovere, od un dovere senza diritto, là v’è squilibrio e disordine, donde immoralità, essendo l’uno rispettivamente all’altro nei rapporti di compito e d'arnese.

L’essere umano, dotato d’intelligenza e di volontà, è perciò stesso responsabile, sendogli il bene ed il male di libera scelta. Tale fu egli da Dio creato, nè puossi rapirgli questo primo fra i doni, di cui va altero, senza ledere la legge fondamentale della virtù, senza uccidere l’ente morale. Laonde, se l’affermazione di questa legittima pretesa di ciascun essere al libero esercizio delle funzioni, che gli fanno raggiungere il suo fine, è una necessità pratica, noi troviamo poi la ragione teorica e filosofica del diritto nella facoltà stessa dell’essere, per cui deve a questa ragione uni-