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Se il dovere che ci sforza all’abnegazione ed al sacrificio, che ci grava di peso e di responsabilità, che c’impone talora di camminare a ritroso delle nostre tendenze ed aspirazioni rimorchiando fin la natura; se il dovere, dico, non facesse capo al diritto, egli non sarebbe che un sentiero senza meta, un indirizzo senza scopo, un tiranno che del tiranneggiare si fa gioia e sollazzo, godendosi di curvare l’umana fronte sotto un giogo ingeneroso, che tutte le nobili facoltà ne sfiacca e consuma in una tremenda quanto inutile lotta.

Ma no; il dovere che la legge suprema della morale (che è in altri termini la legge dell’ordine) ci indica siccome necessità, non è che mezzo a raggiungere l’ordine, l’armonia, lo equilibrio sociale, donde il benessere e la perfettibilità universale, altissima meta che provvidenza ebbe additata ad ogni ragionevole esistenza.

Ora, siccome il viandante che cammina alla patria, col desiderio a quella rivolto e colla mente di quella solo preoccupato, necessariamente sollecita il passo e dal suo sentiero il piede non ritorce, nè sedotto dalle bellezze incantatrici del paese che percorre, nè allettato dal mormorio dei ruscelli, nè dall’ombra ospitale delle quercie secolari, ed instancabile batte la sua via, benchè grondante sudore e dardeggiato dal sole, ripensando in cuor suo per aggiungersi lena il domestico letto, e il desco famigliare e il casto amplesso della sua donna e la giuliva e trepida corona de’ suoi bambini; ogni essere umano così, incontra coraggioso il difficile e penoso dovere, quando a capo di quello veda ampia e proporzionata mercede.

E gridi pure a suo senno la stoica filosofia, che proclama esser la virtù premio e corona alla virtù; che vuole accumuli l’uomo buone azioni a buone azioni, e lotte e sacrificii a sacrifica e lotte in