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Ella ha diritto al più pronto sviluppo delle sue facoltà; vi ha diritto morale e giuridico.

Lo Stato paga delle università per gli uomini, delle scuole politecniche per gli uomini, dei conservatorii d’arti e mestieri per gli uomini, degli istituti d’agricoltura per gli uomini. E per la donna? Potrà egli seriamente dirsi che lo Stato si occupi di lei? Le scuole primarie! Ecco tutto.

Eppure lo Stato le impone delle leggi, la punisce nelle contravvenzioni, ha per lei dei tribunali, delle prigioni, e per la sua proprietà della imposte. O non si consideri la donna neppur nei doveri, o le si accordino anche i diritti, senza di che lo Stato è colpevole verso di lei di violenza e di furto! E come noi severamente giudichiamo l’antica e barbarica tirannia, i posteri così giudicheranno quella del secolo XIX. Finirò colle parole di Fourier nel suo libro: Thèorie des quatre mouvemens.

«Che gli antichi filosofi di Grecia e di Roma abbiano sdegnato gl’interessi della donna non ci sorprende, dacché questi rettori erano tutti partigiani innoltrati della pederastia, ch’essi avean levata in grand’onore nella bella antichità. Essi gettavano il ridicolo sulla frequentazione della donna, ed era questa passione considerata ignominiosa. Costumi siffatti ottenevano l’unanime suffragio dei filosofi che, dal virtuoso Socrate fino al delicato Anacreone, non proclamavano che l’amor sodomita ed il disprezzo della donna; la quale, quindi, relegata ad un secondo piano e rinchiusa siccome in un serraglio, era bandita dalla società degli uomini».

«Siffatti bizzarri gusti, non essendo in favore presso i moderni, non si può a meno di meravigliare che i nostri filosofi abbiano ereditato rodio di quegli antichi sapienti per la donna, al proposito di astuzie, alle quali è forzata dall’op-