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a testa di donna la corona, ed a destra femminile lo scettro, decreta però a quella le cure della reggenza, ed in mano le pone le redini del governo, rendendo così giustizia alla sua capacità nel mentre la insulta coll’esclusione nominale, quasicchè, di fatto, alla suprema reggente d’uno Stato la cuffia differisca dalla corona.

Nè meno si segnalò la donna nelle scienze e nelle arti, alle quali ha pur chiuso affatto ogni cammino, e nelle quali non giunge a segnalarsi se non a patto di combattere da sola tutti gli ostacoli frapponentisi, di sollevarsi colla sola potenza del suo genio e della sua volontà, di sempre procedere nell’arduo sentiero senza maestro e senza guida.

Saffo di Mitilene, per la classica bellezza dei suoi versi, fu sopranominata la decima Musa.

La greca Aspasia salì in gran fama pel suo pubblico insegnamento di filosofia.

La celebre Isotta, signora di Rimini, in acerbissima età trattava familiarmente le lingue morte, e versatissima fu in molte scienze e specialmente nella filosofia morale, nella fisica e nella poesia.

Maria Cönnitz, versata nella scienza delle sfere, pubblicava, nel 1650, le sue riputate tavole astronomiche sotto il titolo di Urania propitia.

Maria Angela Ardinghelli, napoletana, fu celebre nelle scienze fisiche e nell’algebra.

La nobile Maria Gaetana Agnesi di Milano, fiorita nel principio dello scorso secolo, pubblicava, nell’età di 9 anni (!) una orazione latina in difesa della donna. Negli 11 anni conosceva il greco, tanto da gustarne gli autori e parlarlo speditamente (le lingue morte sono pure i due martirii della studiosa gioventù!) e conobbe il francese, lo spagnuolo, l’ebraico ed il tedesco, quindi l’animo volse a severe discipline. In età di 16 anni traslatò i supplementi del Freinsemio al Q. Curzio