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un poema in tre volumi intorno a S. Cipriano ed a Santa Giustina, e finalmente pubblicò il Centone di Omero, unica fra le opere di lei che ancor ci rimanga.
Elisabetta di Inghilterra, il cui talento politico potentemente si rivelò nei quarant’anni di prosperità che quel paese godè sotto il suo reggimento.
Bianca di Castiglia, che resse con forte braccio i Francesi tumultuanti ed insofferenti del suo impero, ed abbenchè piissima, pure liberò i contadini dalla ecclesiastica autorità, che degenerata era in barbara tirannia.
Maria Stuard, le cui sventure e la prematura tragedia impedirono solo di sviluppare i germi del raro ingegno. A quattordici anni conoscitrice di diverse lingue, con un’anima profondamente sensibile alle sublimi attrattive della estetica, arringava in purissimo latino la corte francese, che attonita l’udiva, davanti ai capi d’arte.
Catterina I, imperatrice di tutte le Russie, che sorta dal popolo, non mostrossi però spostata sul trono, eseguì, dopo la morte del magno Pietro, la sua politica civilizzatrice, fondando i primi corpi accademici a Petersbourg.
Catterina II, dal signor di Voltaire chiamata la Semiramide del Nord, che seppe sì gloriosamente regnare da farsi perdonare il violento colpo di Stato della notte dell’8 al 9 luglio, col quale sbarazzava il trono dell’inetto marito, e sola impugnava le redini dell’impero. Incoraggiò l’agricoltura, creò la marina, promulgò utili leggi per l’amministrazione e per la giustizia. Chiamò a Mosca i deputati di tutte le provincie allo scopo di riformare la legislazione, e presentò all’assemblea le istruzioni scritte di proprio pugno in francese, e che, traslate poi nel moscovita idioma, stanno deposte nella biblioteca dell’Accademia di Petersbourg. Allargò i confini del già vasto im-