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gior parte informa di quei volumi, e l'ingiusto giudizio, che ovunque pesa sulla donna che, biasimata od encomiata, è insultata sempre, dacché come essere relativo è ovunque considerata, e non mai siccome portante in sè stessa lo intrinseco valore dall’intelligenza e dal sentimento costituito, indipendentemente dal sembrar dessa, o no, amabile e bella, dall’essere ella, o non essere, oggetto di delirii o d’entusiasmi.

Meditando meco stessa su cotal pregiudizio, attesi anzi tutto ad imporre silenzio alle passioni e ad esaminare freddamente, se per avventura, abbenchè falso, potesse alla donna tornar utile cotale opinione, e se da senno, dal curvar ella docile il collo al giogo di codesti esorbitanti giudizii, ne uscirebbe dessa più sviluppata d’intelletto, più solidamente informata a virtù, più potente nella sua influenza. Che se cotali conseguenze veduto avessi scaturire da quelle sconsolanti premesse, piegato avrei il capo riverente sotto la legge sovrana, che ci comanda il bene ad ogni costo.

Ma tale non fu lo risultato delle mie disquisizioni, e spontaneo sorse il desiderio di combattere quei sistemi e di collocare la donna, non più nel posto assegnatole dagli interessi e dalle passioni altrui, ma sibbene in quello dovuto, secondo giustizia, all’importanza dei mezzi di cui dispone, e della missione di cui natura e provvidenza l’hanno incaricata.

Ma aborrendo per natura dalla polemica pura che le passioni solleva e poco giova all'argomento; convinta che, più col fatto che colla parola si trionfa dei secolari pregiudizii se, come questo, basati su numerosi e forti interessi; desiderosa prima, e sovra tutto, d’esservi utile, persuasa che il conquisto del bene esige sforzo e violenza, ammaestrata dalla storia, che diritto ed importanza mai non si concedono gratuitamente, ma fa d’uopo