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che ci abbisogna ora fare per riabilitare la donna e risollevarla dal fango, in cui fu per secoli trascinata.
Ci abbisogna ora scernere in lei, attraverso ai pregiudizi antichi, la vera sua potenza, sceverare in lei l’opera della natura dall’opera fittizia della educazione, affinchè più non ripetano i nostri posteri le stolte sentenze, che con sì solenne gravità proclamarono fin qui le menti pregiudicate, la donna dev’esser così! Illusi! Studiate la natura in luogo di ammaestrarla; e ricevete voi le sue leggi anzichè volerle imporre le vostre.
Ovunque la natura mostra ragione, là v’è dovere e diritto di progresso; ovunque mostra attitudini, là v’è dovere e diritto di funzione; ovunque presenta intelligenza e volontà nell’essere stesso accoppiati, là v’é in un colla capacità un diritto incontestabile al libero ed autonomico svolgimento della vita morale.
Certe dottrine, che non riconoscono le unità umane, ma che veggono dovunque degli esseri incompleti, favorendo assai il sistema d’assorbimento inaugurato e gelosamente propugnato dal sesso ora felicemente regnante, trovano facili adesioni e caldi campioni.
In quanto a me, sendomi dichiarata nemica di ogni dispotismo, col quale non scenderò mai a transazioni, principio dal rifiutare quelle dottrine coi loro pii corollarii, assumendomi di provare a luogo e tempo, che ogni unità umana ha in sè, da natura, quanto basta per fermare la base d’ogni diritto, pel compimento d’ogni dovere; e che però qualunque limitazione, rappresentanza e tutela esercitata ed applicata oltre i confini assegnati dalla vera e non fittizia natura delle cose, è un attentato mostruoso alla base d’ogni diritto che, non dall’uomo, ma dalla natura fu creata; e qui, come dovunque, dovremo poi constatare, che non si lotta mai con vantaggio contro la natura e le sue leggi morali.