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capo alla totale alienazione, i loro modi sono rozzi e selvaggi, ed i costumi loro ne rilevano il completo abrutimento. Gli è perchè non educando dessi la donna che all’esclusivo fine della femmina essi non ponno a lei rivolgere il moto e le idee. Prive di quello stimolo potente, ch’è per ogni spirito generoso la simpatica ammirazione della donna, prive della forza che scaturisce dalla sua feconda ispirazione, quelle infelici contrade condannando la donna, dannano sè stesse all’abrutimento ed alla stazionarietà. Tutto si agita, tutto si muove, tutto si svolge nella libera espansione della vita dove non è servitù e reclusione di donna.

In occidente, dove quelle funebri istituzioni non penetrarono, benchè la donna si senta attortigliata da mille legami, ha tuttavia tanto di libertà quanto basta per incuorarsi al lavoro, alla lotta, alla conquista del molto e del troppo che ancora le manca.

Ed il mezzo diretto, infallibile, è di rendersi utile all’umanità, è di farle sentire la potenza del suo intervento, il valore intrinseco ed affermativo della sua personalità, gl’immensi vantaggi che le derivano dal tenerne calcolo, dal riconoscerla e dall'impiegarla.

In fondo a tutti i problemi v’ha pur sempre un segreto movente d’interesse, dal quale la più generosa filosofia non saprebbe astrarre, e la storia ci presenta a provarcelo tutte le sue pagine, ogni sua riga. L’uomo dunque asservì la donna credendo suo interesse di farlo. Tocca a lei a provargli, ch’egli s’è ingannato, e che dalla sua emancipazione gliene ridonda ben più ricco interesse, vantaggi ben più preziosi.

E parlando dello intervento della donna nell'opera universale, reclama di pien diritto un cenno particolare tutto l’elemento femminile insegnante, che dà sì splendide prove della speciale sua idoneità al grave e difficile ministero. Ed