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gli è a voi specialmente affidata l’educazione del popolo. L’uomo è assorbito dagli affari, è sviato dagli interessi, è incatenato ad impieghi; voi siete libere del vostro tempo; oh non si sciupi in frivolezze e nonnulla. Non è lecito passar la vita nell’ozio, al passeggio, alle feste, scarozzando la nostra cara personcina dalla città in campagna e dalla campagna in città, custodendoci gelosamente da ogni cosa che disturbi la nostra pace, non guardando in viso mai la miseria ed il dolore, per non averne male ai nervi delicati; ciò tutto è egoismo e nullità; non è per questi fini che Iddio ci arrichiva d’intelligenza e ci faceva battere in petto un cuore capace di portenti se avvenga che abbracci la santa causa del bisogno.
Non crediate degnarvi di troppo parlando famigliarmente col bravo figlio del lavoro; la sua mano incallita è più nobile assai della vostra bianca manina sepolta ne’ pizzi, chè da lei tragge il pane e la casa tutta una famiglia. Sentite i suoi bisogni, provvedetegli lavoro, incoraggiatelo, mostrategli la stima e la riverenza ch’egli si merita, parlategli dell’associazione dell’industria e del capitale, che sola può emanciparlo dalla tirannide capitalista, provategli i vantaggi della coltura e della civilizzazione, onde assiduo intervenga a quelle istruzioni serali che mercè benemeriti cittadini già sono organizzate in tutte le nostre città. Parlate loro delle patrie speranze, della parte maggiore che a lui spetta nelle battaglie e nei trionfi, e combattete quella scoraggiante parola ch’egli ha sempre in bocca «qualunque sia l’evento noi saremo poveri sempre!»
Mostrategli invece che l’interesse suo sopratutto si propugna nella causa nazionale, e come non sia che in grembo ad una potente e libera nazione che svolgersi possa l’abbondanza e la prosperità.