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nella mercede: ma non dimentichiamo mai la sua dignità d’uomo, il suo sacro diritto di vivere indipendente dal capriccio nostro; nè vogliamo colla impertinente elemosina buttargli in viso quell’insolente concetto che la limosina esprime e che vai quanto dire: vivi anche oggi, te lo concedo.
So pur troppo, che taluni fra gl’indigenti privi affatto di luce morale (e come l’avrebbero?) e vieppiù demoralizzati da una falsa beneficenza, che apre la borsa e la porge senza abbadare alla mano che vi si immerge, non sentono la umana dignità, e volontieri fanno inchini e genuflessioni, ed a tutto si abbasserebbero purché oziosa trar possano e vagabonda la vita. Lo spettacolo di questi uomini doppiamente infelici, perchè spinti dalla stessa beneficenza nello stato selvaggio, ed accoppianti la miseria dello spirito ai cenci del corpo, anzichè scoraggiare la buona volontà, deve vieppiù eccitarla.
Pur troppo ben poco può farsi sulla generazione già adulta, incallita nell’ozio e nel vizio, ma tutto può farsi e con esito certo sulla nascente. Oh si dilati l’istruzione; si dia al figlio del popolo la coscienza di sè e della umana dignità, si incoraggi colla stima che mostriamo portargli, non dimentichiamo che egli è il più importante dei sociali elementi. È il popolo che costituisce gli eserciti; è il popolo che innonda le nostre città; è il popolo che provvede a tutti i nostri agi e bisogni; è il popolo che coltiva le nostre terre; il popolo farà senza di noi, ma noi meschini senza di lui. Donde emerse lo spregio della plebe adunque se non dal guardare leggermente ogni cosa? Il popolo è tale una potenza che perfino il dispotismo più sfrenato sente bisogno d’aversi la sua sanzione o di fingersi averla. Ogni setta, ogni partito vuol averlo amico, per-