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nessun tempo i despoti, e non fecero; egli è perciò che sono ora ridotti a tremare, circondati da mille spade; egli è perciò che sentono con ansio spavento i fremiti dei popoli servi' perenne minaccia allo edifìcio loro, sull’arena fondamentato.
L’uomo, dal più grande al più piccolo, dal più dovizioso al più mendico, dal più sapiente al più ignorante, e selvaggio e civile, ha bisogno d’affetto, e dall’affetto solo si lascia vincere e domare, per l’affetto è qualche cosa, egli ne ha fame e sete, è la sua vita e la sua forza, senza di questo egli si isola, poi si deprava, quindi odia mortalmente tutta l’umanità.
L’intelletto è orgoglioso, ed osa nella sua alterigia sfidar la ragione, e per non curvarsi al suo supremo arbitrato trova il cavillo e chiama il sofisma, e la civilizzante filosofia trovasi in faccia alla insuperabile barriera d’una volontaria ignoranza. La materia è sostanza bruta, i suoi desiderii hanno angusti i confini. «Il molto studio è fatica alla carne» disse Salomone; e la filosofia trovasi in faccia alla resistenza della massa inerte e massiccia. Il cuore solo è il lato debole dell’uomo, ed è questo che dovete cinger d’assedio e prender d’assalto; preso e domato, il resto non chiederà bentosto che di capitolare.
Cristo insegnò una dottrina e ci diede un esempio; e l’una e l’altro importano a seguirsi sforzo e violenza, abnegazione e sagrificio; e queste cose cotanto difficoltose alla umana natura veniva egli a chiederle nel secolo il più depravato e corrotto di cui le storie ci parlino. Ma questa dottrina era la teoria dell’amore, quell’esempio era la pratica dell’amore e gli uomini amarono il Cristo e la sua legge; a migliaia ed a milioni si coscrissero nella sua chiesa; per lui spregiarono la vita e versarono il sangue; per lui si scoronarono i principi, e nello intendimento