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VIII

toscrivere a tutte le dottrine, leggi ed opinioni che vengano dall’uomo esposte, promulgate o diffuse, le siano, o no, utili e giovevoli; laonde a riscattarla da siffatta servitù dello spirito, nulla vidi di meglio a farsi, che convincerla della sua morale potenza, dell’altissimo fine cui è missionata, dei doveri e dei diritti che le creano d’intorno i molteplici rapporti.

Se non che, nello imprendere questo lavoro, nel caricar le spalle di questo arduo incarico, sentomi travagliare da mortai peritanza; e come queste incertezze valermi possono compatimento ed indulgenza appo le gentili creature a cui la mia fatica è consacrata, voglio tutte porle in luce e vantaggiare così la posizione mia nei cuori vostri, o leggitrici, mostrandovi le difficoltà incontrate nel cammino che, in vista d’un possibile utile vostro, mi son incuorata a percorrere.

Le leggi della morale scritte nei cuori nostri, e dalla ragione ogni dì più potentemente affermate e convalidate, stanno. E stanno indeclinabili, eterne, inconcusse in onta agli interessi, malgrado la debolezza, a dispetto delle passioni; e verso quelle s’indirizza ogni filosofia, che si proponga l’uomo e l’umanità guidare alla possibile perfettibilità. E della morale scrissero con ogni tema e Con ogni forma migliaia di scrittori, e le Sue leggi svolsero in ogni modo, ora con piana e facile allocuzione per l’età adolescente, ora con sublime potenza di raziocinio, e vastità di concetto, furono fatte argomento alle profonde investigazioni della filosofia.

Mi si apriva adunque dinanzi un terreno ben battuto ed investigato da fini osservatori, e da valentissime penne trattato; e certo fatica molta non valeva di lavorare per aggiungere il peggio al meglio; e quand’anco non una misera intelligenza siccome la mia, ma un altissimo intelletto si fosse l’impegno assunto di percorrere di nuovo