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se pure per lo suo meglio eleggerà di sagrificar sè stessa alla pace.

In quanto a me, tenera di tutto ciò che tende a spiritualizzare l’umanità, ed a sempre più nobilitare uno stato che dallo apparire amabile, utile e venerando si reca a conseguenza maggior purezza di costume, credo, e fermamente credo, che il connubio debba recarsi a fine morale lo perfezionamento dell’un sesso e dell’altro; ed in vista di ciò ammiro la legge della indissolubilità che sembra emergere da siffatta credenza e proporsi un cotale intendimento.

Ma io tengo per fermo che nè l’uomo nè la donna possono perfezionarsi in una unione qual’è voluta dalle nostre leggi e dai nostri costumi. Ed invero, che volete mai impari l’uomo da una creatura priva di senso morale, educata nè più nè meno che per piacergli, per obbedirgli, per ammirarlo, per adorarlo, per credere nella sua portentosa sapienza, per piegarsi in tutto e sempre alla sua volontà onnipotente, per toglierlo a norma e legge d’ogni suo operare? Se quest’uomo si tiene un po’ di ragione e di moral dignità, deve sentirsi a stringere il cuore di vedersi a fianco una creatura così nichilita, o meglio questa larva di essere umano.

Voi mi direte; egli la può educare, e risollevare l’anima sua; vi domando scusa, gli bisogna rifarla. Quando tutta una educazione non ha avuto per iscopo che di cancellare fino all’ultima traccia ogni sintomo di vita morale, in ragion d’ordine col quale si manifestava; quando una educazione non ha avuto per iscopo che di degradare l’essere umano al vile stato di cosa, quasi adirandosi con Dio e colla natura, che abbiano voluto intelligenza e volontà locare là dove l’uomo non crede averne d’uopo, credetemi, è utopia supporre, che possa quell’anima