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Sarà sempre anche troppo presto che convertito ed assorbito il cuor vostro dalla materna tenerezza, e quello del consorte raffreddato dal pieno soddisfamento delle esigenze sue, e portata incessantemente al di fuori dagli affari e dalli interessi, sole rimarrete in faccia al fine, del quale non era l’accopiamento che mezzo, alla meta della quale il connubio non è che sentiero. Ed allora ambo rinsennati dai fatali ma precarii delirii della passione incendiaria; distrutta quella naturale armonia che senza sforzo faceva i voleri concordi e simultanei i desiderii; ecco la donna, la cui educazione fu passiva e nulla, dividere sè stessa fra il marito ed i figli, serva dall’un canto della forza, dall’altro dello istinto, non riuscendo nè a farsi amare dal marito, nè a farsi rispettare dai figli, nè ad educar questi, nè a smover quello, nè a domare in questi le passioni nascenti, nè a scemare in quello l’orgoglio gigante, risultando ed a quelli ed a questo troppa evidente la sua inferiorità di spirito, l’ignoranza della sua mente, la completa assenza di carattere morale.
Non così quando, spenta la verde stagione dell’amore, che per sè stesso poco esigente, non tenta pur sempre giustificarsi nelle peregrine doti dell’oggetto, ma di sè solo pago e tutta seco recando la materia infiammabile, ama per esaurire la esuberante potenza che lo porta fatalmente ad amare, non così, dico, avviene alla donna la quale, al gratuito dono della natura accoppia o sostituisce le doti imperiture dello spirito e del sentimento.
E pur qui il luogo di ripetere quell’adagio «a cattive leggi uomini migliori» chè sebbene quelle nello affermare la fittizia incapacità della donna non si diedero nessuna pena di fare restrizioni, pure il natural sentimento d’equità dal quale non