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del cristianesimo, nè alla libertà del vangelo educati, ma dal trasnaturamento di quelle divine teorie corrotti e traviati, ogni emancipazione della mente battezzano, orgoglio pagano; ogni ribellione contro l’ingiustizia, e l’oppressione, rivolta al divino volere; bestemmiando così la bontà infinita di Dio essere serva, base e puntello del dispotismo, degli interessi, delle passioni o dei pregiudizii degli uomini. S’egli è possibile di più negare il fatto imperativo della indipendenza della ragione, e di maggiormente invilire Iddio ditelo voi?
Ma come io vi esortava a voler trascurare certe opinioni, che generali anche siano, altro pur non segnano che i gradi d’ignoranza e di cecità intellettiva di chi le propugna, così io feci lungo il mio lavoro, e così farò fino alla fine, a compiere le promesse fatte di preparare la donna dell’avvenire, la madre delle future e più illuminate generazioni.
Che s’egli è vero quel popolarissimo assioma: Nemo dat quod non habet, non sarà che sviluppando l’intelletto della donna, che avremo l’uomo sapiente; non sarà che coltivando il suo cuore, che si avranno popoli gentili, non sarà che risorgendola alla vita politica, ch’ella potrà elaborare nelle sue viscere i prodi, che il sacro suolo della patria difenderanno contro prepotenti invasioni, e purgheranno da straniere contaminatrici dominazioni; non sarà che elevando la donna all’altezza delle cristiane vedute, che potrà il mondo purgarsi da quelle pseudo-cristiane dottrine, che tante coscienze comprimono, che tanta intelligenze evirano, che tanti esseri, fanno refrattarii alle leggi della natura ed alla vita sociale, che tanta e pertinace guerra hanno impegnata con ogni filosofia, ogni progresso, ogni umana libertà, che rosseggiar fecero di sangue i nostri fiumi ed i