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Eppure alla vista di sì miserrime condizioni serbata alla donna sposa, condizioni che non possono modificarsi che davanti a quella fortissima, gigante divoratrice potenza chè è l’amore, la quale ridendosi dell’uomo, de’ suoi codici, del suo orgoglio, del suo geloso esclusivismo, lo soggioga, lo vince, lo abbatte, lo fa vittima dei suoi stessi desiderii, e servo, della sua medesima forza, epperò schiavo della donna, lo riduce a cercare ogni arte a gradirle, a tentare ogni impresa a piacerle, a smettere ogni atteggiamento da padrone per addottare gli atti ed il linguaggio del supplichevole; davanti a questo fatto, dico, reso ancor più significativo dal contrasto delle nostre istituzioni, il quale ammonisce la donna sulla natura de’ suoi veri interessi, e dovrebbe solo determinarla, che cosa fa dessa per lo più, in cose di tanto momento che tutta la riguarda, e sola, e per tutta la vita? Che fa? Mi sia concesso il dirlo usando d’una comunissima frase giornalistica. Ella brilla per la sua assenza. Uditelo voi stesse della mordace, ma pur veridica penna dell’immortale Parini

«Non di costume somiglianza or guida
«Gl’incauti sposi al talamo bramato,
«Ma la prudenza coi canuti padri
«Siede librando il moll’oro e i divini
«Antiquissimi sangui, e allor che l’uno
«Bene all’altro risponde, ecco Imeneo
«Scoter sua face; e unirsi al freddo sposo
«Di lui non già ma delle nozze amante
«La freddissima vergine che in core
«Già volge i riti del bel mondo, e lieta
«L’indifferenza maritale affronta».

Come se le istituzioni che tanto gravano sulla donna non bastassero, concorrono a ciò fare anche i costumi che non saprei donde trassero l’origine, e con quali dottrine giustifichino le loro mo-