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Gli è in vista di ciò, e ad arte ch’io ho parlato del materno ministero prima che del matrimonio, fatto che deve pur precedere quelle funzioni; e perchè non ignara, non astratta, non indifferente ella deve incontrare quel nodo che di tanto peso la grava, di sì importante missione, e di sì grave responsabilità.
La scelta d’uno sposo è per la donna question capitale, e resa vieppiù capitale dalle nostre imperfette istituzioni che assoggettando assolutamente in tutto e sempre la sposa al capriccioso arbitrio del marito, il quale assume sopra di lei un autorità senza limiti e senza controllo; ne assorbe affatto l’autonomia, come la copre col suo nome, e la nasconde dietro la sua personalità. In questa condizione di cose, se una illuminata educazione, se la coscienza del giusto e del vero, dei diritti e dei doveri non ha creato nella donna un carattere morale, ella si troverà ben presto ridotta ad essere relativo, che continuamente si modifica, ed elasticamente si piega a tutte le morali situazioni create incessantemente intorno a lei da quell’essere che pensa, parla, ed agisce per lei, che l’assorbe nella sua vita, che ne’ suoi rivolgimenti l’alza o l’abbassa, l’arresta o la trascina come il corpo fa dell’ombra sua, che affatto la scancella infine dal numero delle unità.
E tale infallibilmente dev’essere la donna quando non è saldamente informata ai principii, e così vien trattata da qualunque uomo il quale trovi l’innato orgoglio legalizzato ed appoggiato dal valido puntello di istituzioni fatte da lui e per lui, e nelle quali egli, ben lungi dal considerare la donna dietro i principii del naturale diritto, non la guardò tutt’al più che come una creatura dalla debole fibra, alla quale concedeva un protettorato, e s’applaudiva altresì di trovarsi cotanto generoso.