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sue manine ancora nozioni alcuna delle diverse sensazioni tattili a determinarsi la natura loro, e non avendosi che il palato che pel fatto della nutrizione ha già acquistato nozione della propria funzione, mette ogni cosa a contatto di quello per respingerlo quindi se il palato non lo approva, o tenerselo caro se avvien che lo gusti. La luce è pur essa continua attrattativa al bambino sendo che è fenomeno che colpisce la sua tenera retina tutta nuova a cotal sensazione, talchè veggiamo nei bambini prodursi sovente lo strabismo per la loro insistenza e guardarla in onta alla difficoltà che a ciò fare risentano dalla situazione laterale in cui è posta da madri o nutrici poco accorte.

Famigliarizzato colla vista degli oggetti che lo circondano, il bambino non si chiama soddisfatto; di raro anzi avverrà che si possa due volte cessarlo dal pianto col medesimo oggetto. La sua insaziabile curiosità cerca sempre il nuovo, e co’ suoi movimenti, e co’ suoi ripetuti sguardi, e colla velleità frequenti del pianto, e colla irrequietezza che lo tormentano, accenna continuamente ad un nuovo pascolo di cui i suoi occhi ed il suo spirito hanno bisogno.

Egli vuol provare una. dopo l’altra tutte le sensazioni, e dopo aver esaminato l’oggetto ed accontentata la facoltà visiva, lo batte ripetutamente sul suolo o contro un corpo duro, ed attento gusta del suono e se ne diletta e compiace, indi lo scompiscia fra le mani, lo applica al palato, se lo pone sotto i piedi, e lo studia insomma, lo investiga, lo esperimenta con tutti i mezzi che sono da lui conosciuti, con tutti gli strumenti che nei sensi gli ha natura forniti.

Ed ecco i procedimenti delle natura. Partire dal noto per disquisire l’ignoto, dalla parte per arrivare al tutto, dal visibile per dedurne lo invisibile, dal concreto per derivarne lo astratto,