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porti delle cose; conoscendo sola il tronco linguaggio dell’infanzia e potendo sola farsene comprendere, in forza di una misteriosa corrente vitale che continuamente circola fra lei ed il frutto delle sue viscere; che tanto tempo vive della sua vita, s’apprende de’ suoi timori, delle sue gioie esulta, e succhia dal suo stillato il modificato della sua vita; conoscendo sola le mille circostanze che possono avere in lui determinato un dato temperamento donde date tendenze; avendo essa più ch’altri mai vivissimo interesse che la fattura sua volga al bene ed al meglio; avendo ella prima ch’ogni altro diritto d’«inorgoglire de’ suoi successi e di desolarsi d’ogni suo errore, come mai potrebbe dessa e da chi, farsi con frutto surrogare?
Laonde importa ch’ella vigili attentamente i forieri sintomi delle passioni onde volgerle al bene, siccome i primi bagliori dell’intelligenza ad avviarlo ai primi criterii.
Le membra del bambino, le diverse parti del suo corpo, oggetti ch’egli pei primi avverte e dei quali si occupa sendogli i più vicini, siano le prime nozioni che dalla madre riceva, coi vocaboli che li determinano, e le rispettive loro funzioni.
Da questi, seguendo l’uso naturale delle cose, si volga agli oggetti tutti che gli vengono di mano in mano a portata coll’ordine stesso della senza nulla forzare, nulla violentare. L’uomo è così fatto che fin da quando coi primi vagiti chiede l’alimento del seno, soddisfatto appena questo imperativo bisogno immediatamente si volge a studiare il mondo che lo circonda; e cominciando dallo spiegarsi dinnanzi le sue dita, sorride ai loro movimenti e si addestra a muoverli e ad usarle. Indi si volge agli oggetti che si ha a portata, li palpa, li agita, ma non avendo le