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garrire; le sue lunghe palpebre la difenderanno sempre dallo sguardo procace; lo improvviso rossor della guancia rivelerà sempre la verecondia dell’animo; le sue membra delicate le predicheranno sempre l’odio alla lotta, ed il suo cuore scialaquatore d’affetti, sarà pur sempre quella stoffa, della quale natura ebbe tessuto lo eroismo dell’amore e la tenerezza materna.
Allora sarà la famiglia, quando ogni individuo di essa svolgerà nel suo interno, siccome pianta nel proprio clima la propria vita morale, il proprio individualismo trovandosi di fronte a modificarne gli svolgimenti, non il diritto, non l’interesse, non la volontà d’un monarca, ma la ragione sola e l’affetto.
Allora sarà la famiglia, quando l’uomo e la donna amendue forti della coscienza di sè, dei destini dell’umanità e dei doveri dell’individuo, ambi concorreranno colla più lata applicazione delle loro facoltà all’educazione dei loro nati, rispettando in essi la vegnente generazione, ed ogni via procurando ad ottenerne il più pronto morale sviluppo.
Allora sarà la famiglia, quando, sparite dall’un canto le intolleranti insubbordinazioni, dall’altro le sistemate compressioni, non sia il giovine elemento in perpetua lotta col vecchio insofferente di consiglio e di freno, e quello a sua volta tenacemente despota e tiranno, immemore del tempo in cui lo tormentavano la stessa foga e le passioni istesse; talchè veggonsi non di rado famiglie, che altro non sono, siccome dicevano dapprincipio, che semplici frazioni del corpo sociale, presentare nelle loro viscere le crisi che sotto le monarchie presentano le nazioni, che, dopo secoli d’intestino travaglio, si distruggono e si esauriscono finalmente in una funesta anarchia.
Ma dicevamo fin dal principio di questo lavoro,