Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/104


99

dalla forza delle leggi. Tutti i costumi da noi fin qui percorsi, non ci parlano che della patria e della maritai potestà, d’una monarchia insomma, nella quale i doveri dei sudditi si riducono a sforzarsi di piacere al despota, e i diritti di questo a volgere al miglior utile proprio le persone, che da lui dipendono, e l’opera loro.

Certo i costumi dei popoli d’occidente sono ben lungi da quelle esorbitanze, che troviamo presso le selvagge nazioni ed in tutta l’antichità, ma sono egualmente ben lungi dallo effettuare fra l’uomo e la donna quella eguaglianza di diritti, che sola può dare ai loro rapporti quella soavità di relazione, che stabilisce la mutua confidenza e la reciproca fiducia.

Nè si dica che la perfetta eguaglianza di diritti e di doveri, fra l’uomo e la donna, introdurrebbe il disordine, l'incoerenza e l'anarchia fra le domestiche pareti. Viete scuse son queste che poca riflessione sulla natura delle cose non permette di porre seriamente innanzi. Se al governo della famiglia preponeste due elementi perfettamente simili, la rivalità e la discordia ne sarebbero l’effetto immediato, ma la natura ha già provvisto innanzi che noi la temessimo a cotale sconvenienza.

Non tenuto conto di più o meno numerose eccezioni, le quali in ogni modo si fanno strada, ad onta d’ogni forza compressiva, l’uomo e la donna sono fra loro costantemente dissimili benché attraentisi. Sebbene l’uno e l’altra constino di eguali facoltà e delle stesse passioni, è però un fatto che le diverse proporzioni, colle quali e queste e quelle si trovano nell’uno e nell’altro, costituiscono di ciascun d’essi un tutto complessivo da non poter confondersi o tôrsi in abbaglio.

Abbiano pure le leggi emancipata la donna, la sua voce delicata non sembrerà mai fatta per