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costretti a confessare che pur troppo l’orgoglio virile, e la forza muscolare, sono ancora in onore presso gli uomini, e la sacra dottrina del diritto non è da essi apprezzata se non in quanto favorisce agli esclusivi loro interessi.

Eppure dovrebbe la Società persuadersi che la donna (questa Creatura così intelligente, questo essere così sensibile, questo ultimo fiat della potenza creatrice, questa opera divina, che riassumendo in sè stessa inesauribili tesori di sentimento e d’affetto, ci si appalesa nel sacro carattere materno la più vera immagine di Dio) non potrà disvelare all’uomo tutti i reconditi pregi di che provvidenza l’ebbe fornita, fino a che, abbrutite dalla materiale oppressione, scoraggiate dal morale disprezzo, ignota a sè stessa, priva d’ogni autonomia, giacerà siccome prezioso arnese di cui l’inesperto fanciullo ignori l’uso, e si balocchi fra le mani, e pesti, e trascini, e frantumi siccome cencio da strapazzo.

La donna abbandonate per diffetto di estimazione, per assenza complete d’educazione, per incuria di costume ai suoi soli istinti, dà già per vero alla famiglia tutta sè stessa, nulla da lei ricevendo, fuorché cure, legami ed umiliazioni; ed in questo stato di cose quale spirito equo e generoso oserebbe alzare inumanamente la voce sui difetti inseparabili dalla umana creatura non solo, ma altresì voluti necessariamente dall’assenza di luce educatrice?

Oh datele dunque la coscienza di sè, si illumini sul principio da cui parte, sul fine a cui cammina si affermi la sua personalità, si sviluppi la sua morale autonomia, le si ridoni la stima a cui Dio adornandola di tanti pregi le diede diritto; ed allora come l’umanità l’avrà valida alleate nella via del progresso, lo individuo la troverà soavissima compagna nella burrascosa mor-