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che i figli di Gianduia e di Meneghino potessero avere il loro Dante come lo ha Pulcinella.

(Il Baretti di Torino. — Anno I. num. 5. — 2 dicembre 1869.)

N.° 50.

Il Dante Popolare o la Divina Commedia in dialetto napolitano pel cav. Domenico Jaccarino.

Eccellente proposito, felice idea quella di rendere popolare in purgato dialetto napoletano la Divina Commedia. Il nazionale concetto, il patrio sentimento sono accompagnati da forma leggiadra e severamente robusta. Ciò che noi avremmo creduto difficilissimo, per non dir impossibile, lo veggiamo superato dall’ingegno dell’autore, avvezzo a combattere contro le difficoltà del verseggiare. Tradurre a strofe obbligate un poema, immedesimarsi delle idee altrui non è compito di lieve momento. Eppure vi è riuscito mirabilmente con versi chiari, ordinati, ricchi di quel magisterio di sintesi che ne fa risaltare le idee prette e ne disegna con geometriche linee, direbbesi, il profilo ed il nerbo. Noi non siamo di quegli Ostrogoti o Vandali, che scomunicano la poesia e vorrebbero dalla terra veder sbandita quell'arte divina. Concordando appieno nelle premesse del traduttore, non sappiamo però renderci ragione come Pace, Fede e Virtù, in cui s'è specchiato Dante, debbano ricercarsi nella Religione Cattolica, ch'è la chiù bella e la chiù cara de tutte le Religiune de lu munno!!! Poichè giustificato per fede, abbiamo pace appo Iddio, per Gesù Cristo Nostro Signore. S. Paolo ai Rom. V. I. Dante ne direbbe egli altrimenti? — I grandi poeti di tutti i tempi e di tutte le nazioni studiarono diligentemente la Bibbia. Dopo aver letto la Bibbia Vittorio Alfieri si senti come invasato dall'estro poetico e dettò in pochi giorni il Saul. — A parte questa disparità d’idee, il lavoro in se è commendevolissimo e ne agogniamo il prospero successo.

(La Guida del Maestro Elementare Evangelico di Napoli. — Anno I. num. 4. — dicembre 1869.)